La concezione antropocosmologica nell'arte di Paolo Marazzi - Franco Campegiani

L'uovo cosmico è lo spazio. L'uovo cosmico è la cellula primordiale. È insieme la vita e il luogo dove di manifesta la vita, l'abisso da cui la vita proviene. È l'universo e la terra; l'energia e la massa; l'invisibile ed il visibile in perfetta simbiosi e in amichevole unione duale. L'uovo cosmico è insieme lacerazione e abbraccio, movimento esplosivo ed implosivo. È l'osmosi, il segreto scambio sussiste fra l'assoluto e il relativo.
In esso, tutto è opposizione: materia e spirito, notte e giorno; terra e cielo, femminile e maschile; bianco e nero; bene e male. Ma in virtù di tale opposizione, tutto è fonte di serenità e d'armonia. Questi sono, a mio avviso, i motivi ispiratori della poetica di Paolo Marazzi, per la quale non a caso è stato recentemente coniato il termine di "antropocosmologia Una poetica dell’"ordine", ma niente affatto razionalistica, fondata com’è sul presupposto dell'armonia dei contrari. Qui l'ordine non esclude il disordine, ma lo include.
Anzi, il disordine diviene il fondamento stesso dell'ordine e niente, assolutamente niente, avviene a caso. Vuoi che l'azione sia gestita dagli eventi, vuoi che sia direttamente gestita dall'uomo, non è mai considerata un evento fortuito casuale.
Si potrebbe pensare ad un ritorno della dialettica, allora, anch'essa fondata sul principio dell'"armonia dei contrari"?
Evoluzionistica o storicistica, la dialettica è in realtà quel movimento del pensiero che tende a fuggire, non ad accogliere il fecondo stato di antitesi originario. L'”ordine” cui allude Marazzi è inconscio e archetipico, non storico esistenziale.
Le avanguardie del Novecento, tutte notevolmente influenzate dalla scoperta dei processi psichici, hanno invero abbandonato le concezioni dialettiche (induttivistiche o debuttivistiche, positivistiche o idealistiche che siano) ma in realtà non hanno fatto altro che trasferire nell'inconscio gli stimoli classico romantici del pensiero estetico lasciandone inalterate le conclusioni. O è l'io a identificarsi con il mondo (Impressionismo, Cubismo, Ghestaltismo, eccetera), oppure è il mondo a identificarsi con l'io (Espressionismo, Futurismo, Informale, eccetera). In entrambi i casi non si rinuncia all'utopia di un "ordine" tutto fondato sul piano esistenziale. Dico "utopia" perché l'identificazione si fonda sempre sull'annichilimento e non coincide mai con l'identità. Non a caso fra le "costanti" del pensiero occidentale, accanto al Classicismo e al Romanticismo, occorre inserire la variante scettica, con il suo disincanto e con il suo relativismo, con la sua sostanziale perdita di valori e di identità.
Carica dei livori dell'inconscio, tale variante si è artisticamente espressa in questo secolo coi toni insieme angosciati e ribelli dl tanta crepuscolarità (Simbolismo, Metafisica, Surrealismo, Arte Oggettuale, Neorealismo, Postmoderno).
Direi che il senso della solitudine è sottolineato, nell'arte di Paolo Marazzi, dal suo costante ricorso alla circolarità.
Ma sono solitudini piene di senso, giacché è proprio vivendo solo con se stesso che l'essere percepisce l'universale fratellanza e identità. Se non si raggiunge l'identità di se stessi, non si raggiunge l'universale identità. Ecco che tutto si sposta nel teatro cosmico, dove ha inizio e dove si conclude ogni storia, ogni angoscia ed ogni esistenzialità.
Contemplativo e vitalistico nello stesso tempo, Marazzi cerca di innalzare lo sguardo non per evadere dalla storia, bensì per offrire alla storia quelle spinte che oggi sembrano naufragare nella nullità. Se la terra è un'isola dell'universo, bisogna costantemente restare ancorati all'universo per percepire il valore della quotidianità. Ecco che ogni essere Custodisce in se stesso, nella propria matrice cosmica, il segreto della propria causa e della propria avventura.
L'emanazione astrale, l'inconscia energia cui Marazzi allude costantemente in tutti i suoi lavori, può così esplodere nella materia vivendola e amandola nei suoi lati dolci, come nei suoi sinistri bagliori. In tal modo può ritrovarsi, alfine, rifiorita dai grumi di sangue, dagli abbracci di tutto e di niente, dai lacerti di pietre e dalle schegge di carne, al di là degli eventi, padrona di tutti gli eventi, più vera e più forte nella sua verità.
Ritengo che l'antropocosmologia di Marazzi si distingua dal concervo delle altre poetiche contemporaneamente per questo suo sapersi disancorare da visioni puramente esistenzialistiche, riuscendo a dare l'esistenza un valore maggiore pienezza, di più ricca armonia e di verità.

Indietro