Dai "cartoni" alle sculture - Feliciano Iannella

Quando Mario Ursino mi presentò Paolo Marazzi, ed ebbi modo di avvicinarmi alla produzione dello scultore mediante vari cataloghi, ritenni che l'esposizione di alcune sue opere avrebbero potuto validamente contribuire a colmare la lacuna, inerente all'arte astratta, che la Biblioteca Comunale di Sabaudia aveva trascurato nell'ambito della promozione culturale mediante le arti visive.
Era allora, in atto la preparazione di una mostra di opere pittoriche di tal genere, che si concretizzò poi in quella che fu titolata « Dalla natura all'Arte. Aspetti dell'Astrattismo Contemporaneo », curata dallo stesso Ursino. Ad opere pittoriche, avrei, così, fatto seguire pregevoli sculture.
Ed ecco che a distanza di un certo lasso di tempo, durante il quale ho lasciato la direzione della Biblioteca, si realizza questa esposizione, alla quale l'Assessore alla Cultura, Giancarlo Nota, memore di quell'avvio, ha voluto invitarmi a collaborare.
La precedente mostra, alla quale ho accennato, suscitò tanti consensi e non poche perplessità tra quelle fasce culturali locali legate soprattutto alla produzione di quel realismo col quale l'arte astratta ha rotto ogni legame, andando oltre il cubismo ed il surrealismo, così che nell'arte astratta manca totalmente l'oggettività reale, non manca, di certo, la creatività, la validità estetica, la esaltazione della stessa materia.
Ma torniamo a Marazzi, la cui poetica è quella del « fare », la materia principe la pietra vulcanica albana. Essa è la materia che lo lega al passato nella quale « legge » la storia degli avi.
Adolfo von Hildebrand disse: « La cultura è nata indubbiamente dal disegno, avendo questo condotto al rilievo passando per il graffito. Noi dobbiamo considerarla come l'atto di animare le superfici ». In Marazzi l'idea genitrice si evolve sulla superficie di cartoni, idea che la superficie del blocco di pietra accoglie e rinserra e scalpello e mazzuolo ci restituiscono in unità spaziale. L'atto di rivelazione è compiuto, l' opera si pone come assoluta realtà nella purezza delle sue geometrie.
Anche le idee che si evolvono sui cartoni, sino a divenire manici di sculture, hanno di per sé valore, assurgono ad opera d'arte. In questi « cartoni » è leggibile la sintassi del discorso marazziano, ove le vorticose cromatiche immagini richiamano, a volte, alla mente certi motivi futuristi.
Siamo grati all'Artista per aver consentito, per la prima volta, l'esposizione di un così vasto numero di « cartoni » a corona delle sue sculture.
Marazzi nella essenzialità della forma esprime idee e sentimenti.
Egli definisce la sua arte « scultura sociale di pace formata da tensioni e volumi » e, nello stesso scenario di una piazza berlinese, innalza il « monumento all'uomo costruttore di pace », realizzato in lapis albanus (m. 2 ,50 X 1,50 X 0,80), del quale ci è possibile ammirare il bozzetto in marmo statuario (cm. 63 X 32 X 20) mentre « la fratellanza tra i popoli» vien e esaltata in Marino mediante un' opera maestosa (m. 4 X 2X 1 ).
Alla luce di avvenimenti odierni, che si svolgono sulla scena internazionale, diremmo che il sentimento dell'Artista, trasfuso nell'opera quale vaticinio, va concretizzandosi nella rimozione di cavalli di Frisia, nell' abbattimento di mura ostili. I cuori si aprono alla speranza di una Europa autenticamente democratica unita nella pace .

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