di Giulio Santarelli

Nello scorso ottobre una qualificata giuria ha assegnato il 1° Premio della Biennale Internazionale di Scultura « Città di Marino » a Paolo Marezzi.
Il concorso ha raccolto lavori di artisti affermati sul piano non solo nazionale, ma anche internazionale. E proprio da questo confronto è risultata più precisa la validità della scelta, non solo per la modernità clell'opera, i ritmi dell'invenzione, gli equilibri delle forme, ma soprattutto per la positiva utilizzazione del materiale: la caratteristica pietra albana.
Il colore, la durezza della pietra, la porosità sono le caratteristiche di questa materia che Marezzi utilizza con grande perizia, seguendo le linee di un disegno costruttivo, sintetico ed essenziale.
Molte opere di questo scultore sono ispirate allo sport, all'equitazione, allo sci, allo judo, altre al reperimento archeologico, quali « i fossili», altre infine, come questa, vincitrice del concorso, al rapporto umano.
Il titolo del bozzetto « l'Abbraccio » prende un particolare significato storico, diventa un invito di carattere sociale. La grande perizia tecnica nel lavorare la pietra si mescola al desiderio di compiere un'opera che resti nella Città di Marino, come simbolo di una volontà precisa.
La statua sarà inaugurata il 25 Aprile e risulterà la più grande scultura in pietra albana esistente. Tre metri e mezzo di altezza, due di larghezza, uno di profondità.
Un blocco di 20 tonnellate, che vivrà nei giardini di questa Città laziale, diventerà elemento di colloquio quotidiano con gli abitanti, i quali vedranno in essa i significati dell'amore e della fratellanza. Paolo Marezzi infatti ha creato con la dinamica dei volumi, con le linee di forza, con l'equilibrio delle forme una solida scultura moderna, sintetica, attuale, essenziale.
Siamo sicuri che gli abitanti di Marino si «abitueranno» a questa scultura, la quale sarà sempre una presenza stimolante per il variare delle prospettive, che la farà apparire all'osservatore ogni giorno e ad ogni ora del giorno, col variare della luce, in ritmi differenti.
Paolo Marezzi ha scolpito quest'opera in punta di scalpello, quasi aspettandosi da questa pietra, a lui familiare, parole di consenso, le stesse parole che attraverso di lui sentiranno gli abitanti ed i turisti della serena Città laziale.

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