Le ceramiche di Paolo Marazzi - Mario Pisani

"Un'opera è opera solo nella misura in cui corrisponde alla pretesa dell'avvenire, tramandando così il già stato liberato nella sua essenza celata. La grande tradizione viene verso di noi in quanto avvenire....."
M. Heiddeger
dalla Conferenza di Brema e di Friburgo.
La vita riserva assai spesso occasioni che sorprendono. Frequentazioni ed incontri nel corso del tempo che all'improvviso si condensano in opportunità di scambi e riflessioni sull'arte che, per dirlo con Rilke, esige tanto dai suoi semplici fedeli, quanto dai suoi creatori.
Forse non è un caso che frequentando la ridente cittadina di Marino, nei Castelli Romani, ho avuto l'opportunità di vedere e rimanere colpito dalle sculture di Paolo Marazzi che appaiono all'improvviso in piazze e slar-ghi, con movimenti ascendenti, torcendo e facendo vibrare l'aria, per stabilire una comunione con il cielo.
Ho insegnato nelle aule dell'Istituto d'Arte nel severo Palazzo Colonna dove Paolo si è formato ed è divenuto a sua volta un docente capace di trasmettere agli allievi la sua indomita passione per l'arte del togliere, lavorando la pietra, lo straordinario peperino delle cave della zona.
Ed ancora, più volte ho frequentato la bella casa di Umberto Mastro-ianni, amico e maestro del nostro, ed ascoltato il grande scultore che mi narrava la storia degli incontri tra Vittoria Colonna e il grande Michelangelo, avvenuti proprio in quei luoghi.
Oggi ho la felice opportunità di riflettere e scrivere sulle ceramiche che ha realizzato nella produttiva officina di Alviero Moretti dove, con umiltà e pazienza, ha atteso la nascita di un nuovo chiarore capace di trasmettere inedite pulsioni alla straordinaria materia che amalgama insieme terra, acqua e fuoco.
Gli avvenimenti che accadono in questi tempi ci confermano che stiamo vivendo uno di quei momenti della storia in cui i sistemi di valori devono necessariamente mutare. La cultura è scomparsa senza che nulla, se non il più banale ciarpame, l'abbia sostituita ed il vuoto viene riempito dalla depressione.
L'arte può e deve contribuire a risollevare le sorti e, come in altre stagioni, creare una nuova etica civile che favorisca la riscoperta della fiducia nell'azione collettiva, l'utilità del sacrificio, l'umana solidarietà, l'impegno dello Stato ad operare per il bene comune.
Le crisi possono essere delle opportunità per rimettersi in discussione e costringerci ad osare. Le opere realizzate ci indicano che il percorso intrapreso è quello giusto.

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