di Alessandro Masi

…Forme ovoidali, ellittiche e circolari catalizzano e filtrano nei rapidi tronchi di passaggio, elementi di un lessico archetipico ed antropomorfo, teoremi di calcoli geofisici ed astronomici, traiettorie di probabili galassie.
Sono gli anni in cui la dichiarata derivazione umana delimita il campo dei valori immaginifici e fantastici del repertorio inconico e plastico dell'artista Marazzi… è singolare come tutta la critica precedente, pur riconoscendo valori similari o perfettamente aderenti all'assunto bio-psichico junghiano, non abbia approfondito ulteriormente il nesso che indubbiamente intercorre tra questi e la statuaria in questione.
Il «totemismo», la ciclicità, il ritorno fetale ed ovoidale delle sculture monumentali dell'artista, trovano una sorprendente coincidenza con tutta una serie di elementi archetipici già risolti nella teorica di Bachelard o, meglio ancora, nella sistemazione che ad essa ha apportato il lavoro del Durand…
Mostri innocui, giganti, Mehir, titanici ciclopi delle popolazioni fantastiche dell'artista - soggetti di un universo che avrà vissuto anche nello scultorte dell'Isola di Pasqua, a Bomarzo, nelle venerazioni falliche - totemiche degli indiani d'America - riaffiorano in Marazzi attraverso il suo lavoro, in una condizione di coscienza primordiale ed ancestrale.
Sarà interessante allora seguire tale percorso in una ottica particolare e determinata, tutta tesa verso un accrescimento ed un'esplicazione di un sostrato culturale così pregno di rimandi diretti a referenti altrettanto precisi.
Questi segnali-simbolo -considerando anche l'uso e la destinazione della statuaria- non rammentano nei ripetuti passaggi sferoidali una continua riflessione fetale?
Un «regressus ad uterum», un ritorno all'uovo che poi altro non è che un riaggancio alla condizione prenatale dell'uomo stesso.
E la madre-terra, la «Cibele» del mito da cui parte e si dipana ogni accrescimento vitale, ad essere chiamata direttamente a fornire la base di ogni eventuale interpretazione antropomorfica della creazione.
Sfera, come uovo, come feto ma, ancor di più, come «Mandala»: cerchio e giuoco di una perfettibilità magica e misteriosofica di ogni forma primaria.
Un concetto - questo mandalico - sul quale lo stesso Jungh insiste molto e nella cui ciclicità ripetitiva è da scorgere qualcosa di realmente cosmico ed universale interno ad una logica di creazione.

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