Magia dei colori e geometrie di bellezza nella poetica ceramicola di Paolo Marazzi - Prof. Giovanni Zavarella

Da quando l'uomo ha eretto il suo corpo e guardato il cielo è diventato sapiens.
Da allora, la scintilla della sapienza di Dio, ha perseguito la bellezza nella fattualità, come seconda creazione dell'amore. Risonanza esistenziale di Colui che tutto può. Si è smisurato nell'immensità dello spazio e si è interrogato d'intorno. Per comprendere e comprendersi nell'accezione di ergo sum.
Nell'aiuola di memoria dantesca. Identità di Verità. Aspirazione di nuovi orizzonti. Infiniti e terminati. Materici e spirituali.
E in quest'ambito di pensiero in cammino di conoscenza di dentro e di fuori, si situa l'opera del grande Maestro Paolo Marazzi, formidabile scultore romano. Da sempre stimato da esperti e colleghi artisti.
Da tempo gode di alta considerazione da parte di autorità accademiche e culturali. Molte sue opere appartengono, per la loro valenza e dignità esitale, alle collezioni pubbliche e private, in Italia e all'estero. Non ultimo Il Monumento alla fratellanza tra i popoli a Marino , Verso lo spazio a Roma, Monumento all'uomo, costruttore di pace a Berlino, Alla Gloria della Resurrezione a Tolentino, All'uomo di Bovillae a Roma, Ai navigatori del mare del nord nell'isola di Wangerooge (Germania).
Premiato e ammirato in ogni contrada italiana e straniera. Non ultimo in terra d'Abruzzo.
Le sue straordinarie risultanze scultoree non sono mai il frutto di una casualità, ma sempre della causalità ideale, spirituale ed emozionale, per il tramite di soluzioni splendide della pietra albana, della tarsia marmorea e dell'abbrunato bronzo o in ceramica refrattaria. Con sempre l'irruenza esplosiva dell'esistenza umana, in tensione di abbraccio ai fratelli d'occidente e d'oriente, senza distinzione di razza, di lingua e di religione. Con un taglio che sa trarre dalla pietra albana una vibrazione che pare palpitare d'amore, che urla il desiderio di pace e di solidarietà. Quasi come ad evocare la scintilla di Dio.
Invariabilmente, con la raffinata tecnica del togliere e dell'aggiungere, sostenuta da una sapiente cultura artistica, da seri studi, da notevoli frequentazioni intellettuali capitolini e da ricognizioni disincantate dell'arte antica, ottiene risultanze effettuali di rara visualità, che mentre da un lato rimandano ad una solida geometria costruttiva e alla solidità d'impianti dal sapere artistico storicizzato, dall'altro, con tagli dinamici e campiture moderne e raffinate, mai tradiscono le finalità dei contenuti che sono sempre alla base dell'opera. Ovviamente per il tramite di un intelligente uso di materiali contemporanei. Grazie anche alla perizia affinata nei laboratori di Restauro della Città del Vaticano. Laddove, forse, ebbe ad idearsi la straordinaria tarsia marmorea della "Via Crucis", unica nella Storia della Chiesa di Roma.
Le sue statue, a volte, monumentali come il Cristo delle Genti donato alla Civitas Seraphica, corporeizzano la bellezza anatomico - espressiva, colta nel taglio delle forme e nella dinamica degli atteggiamenti, laddove le positure non sono mai fine se stesse, ma sempre suscitatrici di forti emozioni e proposizione di valori universali.
Le figure essenziali che nascono dalla sua creatività e dalla sua reale osservazione dell'intorno concettuale e di messaggio, nondimeno, nell'accezione metafisica, sublimano nell'osservatore ammirazione e à bouche bée, quasi sindrome di Sthendal. Si coglie lucidamente non solo la finitezza e la cura estrema che pone nel licenziare dalla materia le essenziali figurazioni, ma anche per la severità e il rigore costruttivi dei dettagli compositivi.
Ad evitare radenti interpretazioni e bene sottolineare che non si tratta di uno scultore passatista e classicheggiante. Anzi è da ritenere Marazzi un vero ed autentico artista contemporaneo, impegnato e appassionato cultore delle problematiche sociali.
La sua arte non è un puro gioco estetico di piani e volumi più o meno gradevoli all'occhio. I suoi monumenti hanno varcato il confine italiano rendendo testimonianza ancora una volta, dell'alto valore civico e culturale del nostro Paese.
E' per la verità Paolo Marazzi - si legge nella sua notevole biografia critica - "è uno scultore della pietra e del marmo, cultore del cosmo e del progresso scientifico che affonda le sue radici recuperando nella lavorazione di tali materiali antiche tecniche e tradizioni. E proprio dal connubio: contenuto - forma - tecnica, prendono vita le monumentali creature". E' un amante del rigore e delle "divine proporzioni" per più e meglio trasfigurare la valenza della bellezza - realtà di ciò ch'entro e fuori urge. Con l'idea della risonanza sapienziale. Quindi forma e non formalismi.
Semplicità ma non semplicismi. Estetica e non formulazioni degli stenterelli.
La scultura di Paolo Marazzi ci abbraccia con vigore e ci sommuove l'anima. Ci coinvolge e ci implode nelle emozioni esistenziali.

La sua scultura è come una poesia che si vede al posto di sentirsi.
La sua mano è una felice appendice esecutiva del cuore e della mente che sa trarre dalla pietra peperino (albana) di rimando alla Roma Repubblicana ,apparentemente senz'anima ma che invece contiene e nasconde al suo interno i protagonisti umani e religiosi, sociali e ideali.
Paolo Marazzi sa ricamare le sue immagini non solo nella pietra, nel bronzo, nel vetro e in tanti altri materiali, ma sa anche visualizzare nella ceramica di cui è diventato un autentico Maestro.
E in questa sua vocazione agli smalti brillanti del "verde ramino", Paolo ha incontrato nel suo percorso artistico l'Antica di Deruta, collaborando con il rinascimentale e generoso Alviero Moretti per il quale ha realizzato tante opere con sempre dentro la sua emergenza spirituale di terra e di cielo di un artista in cammino perfettibile verso le dévoilement dell'abbraccio terreno e cosmico, liberando dal porticciolo della sua creazione il Veliero e l'Annunciazione tra i marosi di una Folgore e Luce e tenebra, magari liricizzandosi con gli Amanti Cosmici e il Grande Volo.
E per ultimo con l'alto rilievo in ceramica L'ACCOGLIENZA, laddove Paolo Marazzi modella con le mani fidate un tema caro all'uomo del bello, - identità del bene -, esprime l'urgenza d'amore dell'uomo scorato del XXI secolo che averte un disagio esistenziale per aver sovente obliato l'accoglienza dell'altro eguale e differente.
Peraltro l'artista di Marino nella sua fattualità della terracotta in ceramica smaltata, riesce a far sintesi non solo della plasticità e della tridimensionalità proprio della scultura, ma anche la costruzione pittorica nell'accezione di disegno e delle cromie. In un impasto dinamico di terra, acqua e fuoco che fa dire al nostro artista: "Nelle mie mani si mescolano colori geologici, che erano affiorati nelle viscere della terra nell'età babilonese e ritrovati nell'età d'oro d'Augusto, fino a far risplendere il nostro Rinascimento".
Indubbiamente l'artista che si avale di diversi linguaggi e tecniche, traccia non solo una composta distribuzione cromatica in una tessitura astratta-concettuale e una modulazione sorprendentemente plastica, ma il tutto viene declinato in una armoniosa composizione geometrica e nondimeno in vigorose linee di rimando futurista, dove tutto si fa accoglienza, equilibrio di spazi e di corpi celesti, combinazioni ardite ,movimento dinamico, incontro di abbracci ,ricom-posizione d'amore insieme. In uno slancio di umana solidarietà senza la quale l'uomo torna a precipitare nell'oscurantismo esistenziale. E si dispera.
Di sicuro l'opera ovale in ceramica derutese che sarà collocata nel Palazzo Comunale farà bella mostra delle sue smaglianti e brillanti cromie con la prevalenza del blu celestiale, del giallo solare, del bianco della purezza, avolgendo con la sua distinzione artistica tutti coloro che gli volgeranno lo sguardo, con l'intenzione di cogliere "virtù e conoscenza". Peraltro quando il manufatto, - come quello donato a Campo di Giove -, in ceramica smaltata si fa sintesi della pittura e della scultura l'effetto visivo è straordinario e suscita nell'occhio e nel cuore emozioni d'amore e forti messaggi valoriali, mai disgiunti dalla didattica dell'anima e dall'avvento di una nuova etica civile. Con la convinzione interiore che la democrazia civile non può e non deve prescindere dalla democrazia artistica.
Quando l'uomo faber avverte il bisogno di visualizzare, in un manufatto, l'immagine del sole e della luna roteanti senza collisioni, allora il tema dell'Accoglienza, si liricizza in una epifania di giallo e di blu, di nero e di bianco. Solo allora l'artista, si avvicina a quella conoscenza che ci fa diversi dalle altre creature viventi. E in questo pezzo unico, nato dalla perizia del Maestro Paolo Marazzi nello straordinario laboratorio-opificio dell'Antica di Deruta, insorge il bisogno soprannaturale di protezione del Figlio sulla Madre che tra l'altro fa da pendant con l'opera consorella dal titolo Colloquio (150x090x010) del 1990 che troneggia nel Museo en plein air della Città di Maglione(TO) diretto da Letizia Corniati.
Marazzi percepisce nell'incommensurabile siderale i sussulti spirituali, i brividi cosmici e gli infiniti silenzi in armonia esistenziale.
E le Comunità civili, come quella di Campo di Giove, che perseguono la bellezza, rifrangenza della Divinità e della Umanità, ci aiutano a non disperare. Il futuro di un Paese che si nutre di arte, può ritenersi in cammino di perfettiblita.
Di speranza.
Di amore.
Di Luce.
Di Via.
Di Verita.

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